Descrizione

Comune collinare di fondazione medievale, la cui economia si basa sull’agricoltura specializzata, sul settore industriale e, in misura minore, sul turismo estivo. Circa la metà dei monteporziesi, che presentano un indice di vecchiaia superiore alla media, risiede nel capoluogo comunale, esteso con pianta allungata su un basso colle, a ridosso della zona d’alveo del fiume Cesano; il resto della comunità è distribuito nella località di Castelvecchio, nei piccolissimi aggregati urbani di Triaca e Padana nonché in un certo numero di case sparse sul territorio comunale, che possiede due isole amministrative nella provincia di Ancona. L’abitato, cui si accede attraverso un lungo viale alberato, conserva intatto il nucleo originario, circondato dalle antiche mura difensive, e si affaccia su un tranquillo paesaggio rurale. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è “partito semitroncato”: in alto sono raffigurati tre gigli d’argento su fondo azzurro; in basso, da un lato compare un monte all’italiana a sei cime verdi su fondo d’argento mentre dall’altro lato è posto un monte all’italiana a sei cime d’argento in “campo” verde; verde e d’argento è anche la “campagna” su cui poggiano i due monti.

Comune collinare di fondazione medievale, la cui economia si basa sull’agricoltura specializzata, sul settore industriale e, in misura minore, sul turismo estivo. Circa la metà dei monteporziesi, che presentano un indice di vecchiaia superiore alla media, risiede nel capoluogo comunale, esteso con pianta allungata su un basso colle, a ridosso della zona d’alveo del fiume Cesano; il resto della comunità è distribuito nella località di Castelvecchio, nei piccolissimi aggregati urbani di Triaca e Padana nonché in un certo numero di case sparse sul territorio comunale, che possiede due isole amministrative nella provincia di Ancona. L’abitato, cui si accede attraverso un lungo viale alberato, conserva intatto il nucleo originario, circondato dalle antiche mura difensive, e si affaccia su un tranquillo paesaggio rurale. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è “partito semitroncato”: in alto sono raffigurati tre gigli d’argento su fondo azzurro; in basso, da un lato compare un monte all’italiana a sei cime verdi su fondo d’argento mentre dall’altro lato è posto un monte all’italiana a sei cime d’argento in “campo” verde; verde e d’argento è anche la “campagna” su cui poggiano i due monti.

Storia

Citata nelle più antiche fonti documentarie con il nome di CASTRUM MONTIS PODII, appartenne in principio all’abbazia di San Lorenzo in Campo e nel 1428 fu data in feudo dall’abate Ugone dei conti di Montevecchio al conte Guido di Mirabello, luogotenente di Carlo Malatesta; nel 1431 ritornò ai conti di Montevecchio, che ne mantennero il possesso anche dopo che fu annessa al vicariato di Mondavio. Seguendo le vicende storiche di quest’ultima, conobbe la signoria dei Piccolomini, dei Della Rovere e di Lorenzo de’ Medici. Nel 1520 fu consegnata a Fano da papa Leone X. Menzionato nelle RATIONES DECIMARUM delle Marche (anni 1290-1292), il toponimo è un composto di “monte” e del personale Porzio, dal latino PORCIUS; meno probabile è invece l’ipotesi di un riflesso dello zoonimo latino PORCUS. Nella piccola piazza posta nella parte alta dell’abitato svetta il campanile a vela della “chiesuola”, o chiesa di Santa Maria Assunta, che si fregia dello stemma dei conti di Montevecchio; sui due lati lunghi della piazza sorgono invece le eleganti dimore della nobile famiglia. Il centro storico ospita inoltre la piccola chiesa della Pietà, un tempo nota come “tempietto della Polissena”, mentre nei dintorni dell’abitato si erge la parrocchiale di San Michele Arcangelo, antica pieve largamente rimaneggiata nel corso dei secoli, che custodisce un crocifisso ligneo risalente al XIV secolo.

Citata nelle più antiche fonti documentarie con il nome di CASTRUM MONTIS PODII, appartenne in principio all’abbazia di San Lorenzo in Campo e nel 1428 fu data in feudo dall’abate Ugone dei conti di Montevecchio al conte Guido di Mirabello, luogotenente di <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=CARLOMALATESTA'>Carlo Malatesta</a>; nel 1431 ritornò ai conti di Montevecchio, che ne mantennero il possesso anche dopo che fu annessa al vicariato di Mondavio. Seguendo le vicende storiche di quest’ultima, conobbe la signoria dei Piccolomini, dei <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=DELLAROVERE'>Della Rovere</a> e di Lorenzo de’ <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=MEDICI'>Medici</a>. Nel 1520 fu consegnata a Fano da papa Leone X. Menzionato nelle RATIONES DECIMARUM delle Marche (anni 1290-1292), il toponimo è un composto di “monte” e del personale Porzio, dal latino PORCIUS; meno probabile è invece l’ipotesi di un riflesso dello zoonimo latino PORCUS. Nella piccola piazza posta nella parte alta dell’abitato svetta il campanile a vela della “chiesuola”, o chiesa di Santa Maria Assunta, che si fregia dello stemma dei conti di Montevecchio; sui due lati lunghi della piazza sorgono invece le eleganti dimore della nobile famiglia. Il centro storico ospita inoltre la piccola chiesa della Pietà, un tempo nota come “tempietto della Polissena”, mentre nei dintorni dell’abitato si erge la parrocchiale di San Michele Arcangelo, antica pieve largamente rimaneggiata nel corso dei secoli, che custodisce un crocifisso ligneo risalente al XIV secolo.

Economia

Oltre che dalle attività tradizionali –la zootecnia, connessa alla produzione di insaccati, e l’agricoltura, rivolta alla coltivazione di frumento, uva, frutta e foraggi–, l’economia monteporziese trae notevoli profitti dall’industria: accanto ad alcuni opifici manifatturieri a carattere artigianale, infatti, sono sorte imprese industriali di medie dimensioni, attive perlopiù nei comparti dell’estrazione di sabbia, ghiaia e argilla, delle confezioni, delle calzature, del legno, della lavorazione dei metalli, della gomma e della plastica nonché della meccanica; il settore terziario, inoltre, è commisurato alle esigenze della comunità e dei flussi turistici: comprende un buon numero di esercizi commerciali e, fra i servizi, il credito. Il comune, sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una stazione dei carabinieri, fa registrare qualche lacuna nella dotazione di strutture e servizi di pubblica utilità: provvisto delle scuole dell’obbligo e della farmacia, difetta di strutture sociali e culturali; l’apparato ricettivo è in grado di offrire possibilità di ristorazione e di soggiorno ma andrebbe potenziato in vista dei possibili sviluppi del turismo.

Oltre che dalle attività tradizionali –la zootecnia, connessa alla produzione di insaccati, e l’agricoltura, rivolta alla coltivazione di frumento, uva, frutta e foraggi–, l’economia monteporziese trae notevoli profitti dall’industria: accanto ad alcuni opifici manifatturieri a carattere artigianale, infatti, sono sorte imprese industriali di medie dimensioni, attive perlopiù nei comparti dell’estrazione di sabbia, ghiaia e argilla, delle confezioni, delle <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=CALZATURE'>calzature</a>, del legno, della lavorazione dei metalli, della gomma e della plastica nonché della meccanica; il settore terziario, inoltre, è commisurato alle esigenze della comunità e dei flussi turistici: comprende un buon numero di esercizi commerciali e, fra i servizi, il credito. Il comune, sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una stazione dei carabinieri, fa registrare qualche lacuna nella dotazione di strutture e servizi di pubblica utilità: provvisto delle scuole dell’obbligo e della farmacia, difetta di strutture sociali e culturali; l’apparato ricettivo è in grado di offrire possibilità di ristorazione e di soggiorno ma andrebbe potenziato in vista dei possibili sviluppi del turismo.

Relazioni

L’amena cornice naturale in cui è incastonata e i non pochi motivi d’interesse del suo patrimonio architettonico ne fanno una stazione di soggiorno particolarmente adatta a chi predilige vacanze riposanti, all’insegna del binomio natura e cultura; le manifestazioni fieristiche che si svolgono durante l’anno e in particolare quelle del 20 marzo e del mese di ottobre costituiscono inoltre i principali momenti di aggregazione e d’incontro. Conosciuto anche all’esterno per la sua gustosa gastronomia, l’abitato si popola nel mese di maggio in occasione della sagra del gallo arrosto e di quella della salsiccia, con degustazione dei vini tipici della zona meridionale della provincia, quali il rosso e il bianco dei Colli Pesaresi. La festa del Patrono San Michele Arcangelo si celebra il 29 settembre.

L’amena cornice naturale in cui è incastonata e i non pochi motivi d’interesse del suo patrimonio architettonico ne fanno una stazione di soggiorno particolarmente adatta a chi predilige vacanze riposanti, all’insegna del binomio natura e cultura; le manifestazioni fieristiche che si svolgono durante l’anno e in particolare quelle del 20 marzo e del mese di ottobre costituiscono inoltre i principali momenti di aggregazione e d’incontro. Conosciuto anche all’esterno per la sua gustosa gastronomia, l’abitato si popola nel mese di maggio in occasione della sagra del gallo arrosto e di quella della salsiccia, con degustazione dei vini tipici della zona meridionale della provincia, quali il rosso e il bianco dei Colli Pesaresi. La festa del Patrono San Michele Arcangelo si celebra il 29 settembre.

Località

Castelvecchio, Piaggiolino, Triaca

Castelvecchio, Piaggiolino, Triaca