Descrizione

Cittadina collinare di origine medievale; è sorretta da una fiorente economia, basata principalmente sul settore industriale e sul turismo estivo. I mondolfesi, che presentano un indice di vecchiaia compreso nei valori medi, si concentrano per lo più nella località di Marotta, distesa sul litorale adriatico, e nel capoluogo comunale, posto sulla cima di una collina e circondato dall’antica cerchia muraria; il resto della comunità si distribuisce invece nelle località di Centocroci e Ponte Rio, in alcuni aggregati urbani elementari e in numerose case sparse sui fondi. Il territorio comunale comprende un breve tratto di spiaggia bassa e sabbiosa e i primi rilievi collinari a ridosso della linea costiera. Su queste morbide ondulazioni si alternano appezzamenti coltivati, profumati ginepri, lecci sempreverdi e robusti terebinti, tipici della macchia mediterranea, nonché boschi di carpino nero, roverella e nocciolo, caratteristici dell’entroterra collinare marchigiano. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggiano tre querce dalle ghiande d’oro, poste sulle tre cime di un monte all’italiana, anch’esso dorato; le querce laterali, più piccole di quella centrale, sono leggermente inclinate.

Cittadina collinare di origine medievale; è sorretta da una fiorente economia, basata principalmente sul settore industriale e sul turismo estivo. I mondolfesi, che presentano un indice di vecchiaia compreso nei valori medi, si concentrano per lo più nella località di Marotta, distesa sul litorale adriatico, e nel capoluogo comunale, posto sulla cima di una collina e circondato dall’antica cerchia muraria; il resto della comunità si distribuisce invece nelle località di Centocroci e Ponte Rio, in alcuni aggregati urbani elementari e in numerose case sparse sui fondi. Il territorio comunale comprende un breve tratto di spiaggia bassa e sabbiosa e i primi rilievi collinari a ridosso della linea costiera. Su queste morbide ondulazioni si alternano appezzamenti coltivati, profumati ginepri, lecci sempreverdi e robusti terebinti, tipici della macchia mediterranea, nonché boschi di carpino nero, roverella e nocciolo, caratteristici dell’entroterra collinare marchigiano. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggiano tre querce dalle ghiande d’oro, poste sulle tre cime di un monte all’italiana, anch’esso dorato; le querce laterali, più piccole di quella centrale, sono leggermente inclinate.

Storia

Sin dal XIII secolo fu soggetta ai Malatesta di Rimini. Nel corso del Quattrocento, dopo le alterne vicende che caratterizzarono la guerra fra Sigismondo Pandolfo Malatesta e Federico da Montefeltro, passò alla Chiesa, cui rimase fino al 1474, quando papa Sisto IV la cedette a Giovanni della Rovere. La potestà roveresca si protrasse fino al 1516, anno in cui il borgo fu occupato da Lorenzo de’ Medici, che lo fece saccheggiare e dare alle fiamme. Nel 1524 tornò nelle mani di Francesco Maria I della Rovere; passata ai duchi di Urbino, condivise le sorti di questa potente città fino al 1631, entrando poi a far parte dello Stato Pontificio. Il toponimo sembrerebbe un composto di ‘monte’ e dell’ipocoristico Dolfo, dal nome di persona Rodolfo o simili. Ingenti danni sono stati causati all’abitato dal sisma del 1930. Sopravvivono comunque alcuni palazzi signorili cinquecenteschi, la duecentesca parrocchiale di Santa Giustina, totalmente restaurata nel Settecento, nonché la chiesa di Sant’Agostino e l’annesso convento, costruzione d’origine romanico-gotica che, arricchita nel Settecento di tre fastosi portali barocchi, conserva pregevoli dipinti. È stata invece distrutta nell’Ottocento la rocca roveresca, eretta nel XV secolo dall’architetto Francesco di Giorgio Martini per volere di Giovanni della Rovere; costruita su un preesistente forte malatestiano, presentava le stesse forme grandiose della splendida rocca di Mondavio.

Sin dal XIII secolo fu soggetta ai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=MALATESTA'>Malatesta</a> di Rimini. Nel corso del Quattrocento, dopo le alterne vicende che caratterizzarono la guerra fra <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=SIGISMONDOPANDOLFOMALATESTA'>Sigismondo Pandolfo Malatesta</a> e <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=FEDERICODAMONTEFELTRO'>Federico da Montefeltro</a>, passò alla Chiesa, cui rimase fino al 1474, quando papa Sisto IV la cedette a <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=GIOVANNIDELLAROVERE'>Giovanni della Rovere</a>. La potestà <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=ROVERESCA'>roveresca</a> si protrasse fino al 1516, anno in cui il borgo fu occupato da Lorenzo de’ <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=MEDICI'>Medici</a>, che lo fece saccheggiare e dare alle fiamme. Nel 1524 tornò nelle mani di <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=FRANCESCOMARIAIDELLAROVERE'>Francesco Maria I della Rovere</a>; passata ai duchi di Urbino, condivise le sorti di questa potente città fino al 1631, entrando poi a far parte dello Stato Pontificio. Il toponimo sembrerebbe un composto di ‘monte’ e dell’ipocoristico Dolfo, dal nome di persona Rodolfo o simili. Ingenti danni sono stati causati all’abitato dal sisma del 1930. Sopravvivono comunque alcuni palazzi signorili cinquecenteschi, la duecentesca parrocchiale di Santa Giustina, totalmente restaurata nel Settecento, nonché la chiesa di Sant’Agostino e l’annesso convento, costruzione d’origine romanico-gotica che, arricchita nel Settecento di tre fastosi portali barocchi, conserva pregevoli dipinti. È stata invece distrutta nell’Ottocento la rocca <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=ROVERESCA'>roveresca</a>, eretta nel XV secolo dall’architetto <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=FRANCESCODIGIORGIOMARTINI'>Francesco di Giorgio Martini</a> per volere di <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=GIOVANNIDELLAROVERE'>Giovanni della Rovere</a>; costruita su un preesistente forte malatestiano, presentava le stesse forme grandiose della splendida rocca di Mondavio.

Economia

Pur senza trascurare le tradizionali attività rurali, come la pesca e la coltivazione di cereali, olive, ortaggi, barbabietole e foraggi, la popolazione attiva mondolfese è oggi dedita soprattutto all’industria, particolarmente vivace nei comparti della trasformazione dei prodotti agricoli, dell’abbigliamento, del legno, della lavorazione dei metalli e della meccanica. Notevoli proventi derivano inoltre dal settore terziario, alimentato dalla forte affluenza turistica del periodo estivo: all’articolata rete di distribuzione si affiancano numerosi servizi privati qualificati nonché un solido e ben organizzato apparato ricettivo. Sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una stazione dei carabinieri, il comune ospita le scuole dell’obbligo ma non dispone di istituti d’istruzione secondaria di secondo grado né di rilevanti strutture culturali. L’assistenza socio-sanitaria è assicurata da una casa di riposo, da un poliambulatorio e dalla farmacia.

Pur senza trascurare le tradizionali attività rurali, come la pesca e la coltivazione di cereali, olive, ortaggi, barbabietole e foraggi, la popolazione attiva mondolfese è oggi dedita soprattutto all’industria, particolarmente vivace nei comparti della trasformazione dei prodotti agricoli, dell’abbigliamento, del legno, della lavorazione dei metalli e della meccanica. Notevoli proventi derivano inoltre dal settore terziario, alimentato dalla forte affluenza turistica del periodo estivo: all’articolata rete di distribuzione si affiancano numerosi servizi privati qualificati nonché un solido e ben organizzato apparato ricettivo. Sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una stazione dei carabinieri, il comune ospita le scuole dell’obbligo ma non dispone di istituti d’istruzione secondaria di secondo grado né di rilevanti strutture culturali. L’assistenza socio-sanitaria è assicurata da una casa di riposo, da un poliambulatorio e dalla farmacia.

Relazioni

Schietta tradizione popolare, ottima cucina e sano intrattenimento sono alla base dei numerosi momenti di festa che si succedono nell’arco dell’anno: la “Spaghettata di Quaresima” è dedicata ai tipici spaghetti mondolfesi, conditi con tonno e alici; in aprile gli anziani pescatori marottesi danno vita alla sagra dei “caragoj”, molluschi cucinati magistralmente e generosamente distribuiti ai partecipanti; a giugno il “Festival internazionale della fotografia” richiama da ogni dove appassionati del settore. Tra le rievocazioni storiche merita una menzione particolare “La cacciata”, che l’ultima domenica di luglio vede quattro contrade misurarsi nel gioco del pallone al bracciale: i contendenti indossano costumi che riproducono abiti di epoca rinascimentale. La festa della Patrona Santa Giustina si celebra il 26 settembre.

Schietta tradizione popolare, ottima cucina e sano intrattenimento sono alla base dei numerosi momenti di festa che si succedono nell’arco dell’anno: la “Spaghettata di Quaresima” è dedicata ai tipici spaghetti mondolfesi, conditi con tonno e alici; in aprile gli anziani pescatori marottesi danno vita alla sagra dei “caragoj”, molluschi cucinati magistralmente e generosamente distribuiti ai partecipanti; a giugno il “Festival internazionale della fotografia” richiama da ogni dove appassionati del settore. Tra le rievocazioni storiche merita una menzione particolare “La cacciata”, che l’ultima domenica di luglio vede quattro contrade misurarsi nel gioco del pallone al bracciale: i contendenti indossano costumi che riproducono abiti di epoca rinascimentale. La festa della Patrona Santa Giustina si celebra il 26 settembre.

Località

Centocroci, Marotta, Molino Vecchio, Monteciapellano, Ponte Rio, Valle del Pozzo

Centocroci, Marotta, Molino Vecchio, Monteciapellano, Ponte Rio, Valle del Pozzo