Descrizione

Centro collinare di antiche origini, sorretto principalmente dalla piccola e media industria e dalle tradizionali attività rurali, volte soprattutto alla coltivazione delle pregiate olive locali. Più della metà dei cartocetani, che presentano un indice di vecchiaia nella media, risiede in località Lucrezia, disposta lungo i lati dell’antica via consolare Flaminia; il resto della comunità si distribuisce invece nel capoluogo comunale, in alcuni piccolissimi aggregati urbani e in un cospicuo numero di case sparse sui fondi. Il nucleo più antico dell’abitato, cinto da mura difensive, è disposto in posizione assolata lungo il morbido declivio di un colle, che degrada dolcemente verso la pianura alluvionale creata nell’arco dei millenni dai detriti del fiume Metauro; è inoltre circondato da poggi ammantati di olivi e viti, di pascoli e di piccole macchie boschive, che, nelle zone meno acclivi, lasciano il posto alle ordinate geometrie dei seminativi. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggiano due chiavi d’oro poste a croce di Sant’Andrea e una spada d’argento con il manico dorato; i tre oggetti, sormontati da una corona, sono tenuti insieme da un anello di acciaio.

Centro collinare di antiche origini, sorretto principalmente dalla piccola e media industria e dalle tradizionali attività rurali, volte soprattutto alla coltivazione delle pregiate olive locali. Più della metà dei cartocetani, che presentano un indice di vecchiaia nella media, risiede in località Lucrezia, disposta lungo i lati dell’antica via consolare Flaminia; il resto della comunità si distribuisce invece nel capoluogo comunale, in alcuni piccolissimi aggregati urbani e in un cospicuo numero di case sparse sui fondi. Il nucleo più antico dell’abitato, cinto da mura difensive, è disposto in posizione assolata lungo il morbido declivio di un colle, che degrada dolcemente verso la pianura alluvionale creata nell’arco dei millenni dai detriti del fiume Metauro; è inoltre circondato da poggi ammantati di olivi e viti, di pascoli e di piccole macchie boschive, che, nelle zone meno acclivi, lasciano il posto alle ordinate geometrie dei seminativi. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggiano due chiavi d’oro poste a croce di Sant’Andrea e una spada d’argento con il manico dorato; i tre oggetti, sormontati da una corona, sono tenuti insieme da un anello di acciaio.

Storia

Il consistente materiale archeologico rinvenuto nel territorio comunale, tra cui una lapide datata 49 d.C., conferma la presenza di un insediamento già in epoca romana. Munita di rocca da Astorgio di Duraforte nel 1351 e ulteriormente fortificata tra il 1370 e il 1380, appartenne nel Quattrocento alla famiglia Malatesta, per passare poi a Fano e, nel XVII secolo, alla Chiesa. La storia seguente l’accomuna all’intera regione: invasa dalle truppe francesi sul finire del Settecento e inserita nel Regno Italico napoleonico fino al 1814, tornò sotto il controllo dello Stato Pontificio fino all’annessione al regno d’Italia. Il toponimo, citato nelle RATIONES DECIMARUM delle Marche (anni 1290-1292), sembrerebbe derivare dal termine latino GRATICIUS, ‘fatto di graticcio’, con l’aggiunta del suffisso collettivo –ETUM. Si accede al nucleo antico dell’abitato, caratterizzato da una fitta trama di viuzze poste in ripida pendenza, attraverso una porta ad arco. Nella piazza principale dell’abitato si erge il vecchio palazzo comunale, affiancato da una torre dell’Orologio; l’edificio conserva tracce della primitiva costruzione, risalente al XIV secolo e munita di beccatelli. La collegiata di Santa Maria della Misericordia, portata a termine solo nel 1801, fu ideata in sostituzione di una chiesa consacrata nel 1404, di cui è rimasta una lapide a caratteri gotici; nel suo interno sono custoditi un affresco trecentesco e due dipinti del XVI secolo, attribuiti a Bartolomeo Morganti e a Federico Barocci. La pieve dei Santi Pietro e Paolo, risalente ai primi anni dell’era cristiana, conserva un bel coro ligneo intagliato e un affresco quattrocentesco.

Il consistente materiale archeologico rinvenuto nel territorio comunale, tra cui una lapide datata 49 d.C., conferma la presenza di un insediamento già in epoca romana. Munita di rocca da Astorgio di Duraforte nel 1351 e ulteriormente fortificata tra il 1370 e il 1380, appartenne nel Quattrocento alla famiglia <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=MALATESTA'>Malatesta</a>, per passare poi a Fano e, nel XVII secolo, alla Chiesa. La storia seguente l’accomuna all’intera regione: invasa dalle truppe francesi sul finire del Settecento e inserita nel Regno Italico napoleonico fino al 1814, tornò sotto il controllo dello Stato Pontificio fino all’annessione al regno d’Italia. Il toponimo, citato nelle RATIONES DECIMARUM delle Marche (anni 1290-1292), sembrerebbe derivare dal termine latino GRATICIUS, ‘fatto di graticcio’, con l’aggiunta del suffisso collettivo –ETUM. Si accede al nucleo antico dell’abitato, caratterizzato da una fitta trama di viuzze poste in ripida pendenza, attraverso una porta ad arco. Nella piazza principale dell’abitato si erge il vecchio palazzo comunale, affiancato da una torre dell’Orologio; l’edificio conserva tracce della primitiva costruzione, risalente al XIV secolo e munita di beccatelli. La collegiata di Santa Maria della Misericordia, portata a termine solo nel 1801, fu ideata in sostituzione di una chiesa consacrata nel 1404, di cui è rimasta una lapide a caratteri gotici; nel suo interno sono custoditi un affresco trecentesco e due dipinti del XVI secolo, attribuiti a Bartolomeo Morganti e a <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=MAR&parola=FEDERICOBAROCCI'>Federico Barocci</a>. La pieve dei Santi Pietro e Paolo, risalente ai primi anni dell’era cristiana, conserva un bel coro ligneo intagliato e un affresco quattrocentesco.

Economia

Benché in crisi fisiologica e irreversibile, le tradizionali attività rurali (allevamento bovino e suino e coltivazione di frumento, uva, olive, frutta, ortaggi e barbabietole) conservano una certa importanza nella formazione del reddito; quasi la metà della popolazione attiva cartocetana trova però impiego nell’industria, che si mostra particolarmente vivace nei comparti dei prodotti tessili, delle confezioni, del legno, dei mobili, dei materiali da costruzione e della lavorazione dei metalli. Il terziario si articola in una ricca rete commerciale e in un buon ventaglio di servizi privati, tra i quali figurano il credito e le assicurazioni. Il comune annovera le scuole dell’obbligo, due biblioteche comunali e, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, un ambulatorio pubblico e la farmacia; l’apparato ricettivo non offre possibilità di soggiorno ma dispone di un buon numero di ristoranti.

Benché in crisi fisiologica e irreversibile, le tradizionali attività rurali (allevamento bovino e suino e coltivazione di frumento, uva, olive, frutta, ortaggi e barbabietole) conservano una certa importanza nella formazione del reddito; quasi la metà della popolazione attiva cartocetana trova però impiego nell’industria, che si mostra particolarmente vivace nei comparti dei prodotti tessili, delle confezioni, del legno, dei mobili, dei materiali da costruzione e della lavorazione dei metalli. Il terziario si articola in una ricca rete commerciale e in un buon ventaglio di servizi privati, tra i quali figurano il credito e le assicurazioni. Il comune annovera le scuole dell’obbligo, due biblioteche comunali e, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, un ambulatorio pubblico e la farmacia; l’apparato ricettivo non offre possibilità di soggiorno ma dispone di un buon numero di ristoranti.

Relazioni

Pur non essendo una meta turistica particolarmente ricercata, si popola di visitatori in occasione di alcuni eventi ricorrenti: spicca tra questi la nota mostra-mercato dell’olio e dell’oliva (novembre), dedicata ai prodotti alimentari e artigianali della zona, la sagra dei “vincisgrassi”, caratteristici pasticci di lasagne (giugno), e la sagra dei “fischioni”, varietà di pasta simile ai maccheroni (seconda domenica di agosto). Tra le feste religiose figura il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna delle Grazie (8 settembre), effettuato in processione dall’intera comunità e da fedeli provenienti da molti comuni limitrofi. Il Patrono San Bernardino si festeggia il 20 maggio.

Pur non essendo una meta turistica particolarmente ricercata, si popola di visitatori in occasione di alcuni eventi ricorrenti: spicca tra questi la nota mostra-mercato dell’olio e dell’oliva (novembre), dedicata ai prodotti alimentari e artigianali della zona, la sagra dei “vincisgrassi”, caratteristici pasticci di lasagne (giugno), e la sagra dei “fischioni”, varietà di pasta simile ai maccheroni (seconda domenica di agosto). Tra le feste religiose figura il tradizionale pellegrinaggio al santuario della Madonna delle Grazie (8 settembre), effettuato in processione dall’intera comunità e da fedeli provenienti da molti comuni limitrofi. Il Patrono San Bernardino si festeggia il 20 maggio.

Località

Case di Campo Cerello, Lucrezia, Molinaccio, Ripalta, Salomone, Sant'Anna, Santa Maria

Case di Campo Cerello, Lucrezia, Molinaccio, Ripalta, Salomone, Sant'Anna, Santa Maria