Descrizione

Comune di collina risalente al Medioevo, la cui economia si fonda soprattutto sulle attività rurali, tra le quali spicca l’allevamento ovino; una parte della popolazione locale è comunque costretta a cercare lavoro altrove. La comunità dei campomelani, che presenta un elevato indice di vecchiaia, è quasi equamente distribuita fra il capoluogo comunale e le case sparse sul territorio comunale, che ospita anche il piccolo aggregato urbano di Taverna. Il nucleo più antico dell’abitato, situato su una ripida altura, è racchiuso nella cerchia protettiva di alte mura medievali e domina una conca carsica intensamente coltivata; le grigie case in pietra viva si addossano le une alle altre, aprendosi su vicoli stretti e impervi e su scalinate sovrastate da archi a tutto sesto. Intorno domina un panorama caratterizzato dal bianco delle rocce calcaree, dal giallo paglierino e dal tenue azzurro degli elicrisi e del rosmarino nonché dal verde cupo dei superstiti lecci e ornielli. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del capo del Governo, campeggia un’aquila posta sopra un monte.

Comune di collina risalente al Medioevo, la cui economia si fonda soprattutto sulle attività rurali, tra le quali spicca l’allevamento ovino; una parte della popolazione locale è comunque costretta a cercare lavoro altrove. La comunità dei campomelani, che presenta un elevato indice di vecchiaia, è quasi equamente distribuita fra il capoluogo comunale e le case sparse sul territorio comunale, che ospita anche il piccolo aggregato urbano di Taverna. Il nucleo più antico dell’abitato, situato su una ripida altura, è racchiuso nella cerchia protettiva di alte mura medievali e domina una conca carsica intensamente coltivata; le grigie case in pietra viva si addossano le une alle altre, aprendosi su vicoli stretti e impervi e su scalinate sovrastate da archi a tutto sesto. Intorno domina un panorama caratterizzato dal bianco delle rocce calcaree, dal giallo paglierino e dal tenue azzurro degli elicrisi e del rosmarino nonché dal verde cupo dei superstiti lecci e ornielli. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del capo del Governo, campeggia un’aquila posta sopra un monte.

Storia

Il toponimo, citato nel Catalogus Baronum (1150-1168), è un composto di “campo” e della voce laziale “melo”, che sta per ‘meleto’, forse accostata successivamente alla parola “miele” –anticamente, infatti, sul luogo si produceva miele in abbondanza–. Le prime notizie certe sull’abitato si hanno a partire dalla seconda metà del secolo XI, quando esso viene citato nel testamento del duca Littefredo, signore di Fondi, di cui seguì lungamente le vicissitudini. Vi si rifugiò, nella notte fra il 5 e il 6 agosto del 1534, la bellissima Giulia Gonzaga, vedova di Vespasiano Colonna, per sfuggire al corsaro Kaireddin Barbarossa, che voleva rapirla per donarla al suo sultano, Solimano II il Magnifico. Nel XVII secolo il feudo fu venduto al principe di Stigliano; nel 1689, alla morte dell’ultimo discendente della casata, don Nicola Carafa Guzman di Stigliano, che non lasciò eredi, fu incamerato dal fisco. Nel patrimonio storico-architettonico spiccano la cerchia delle mura medievali (secoli XII-XIV), con le sue numerose torri, i resti dell’antico monastero cassinate di Sant’Onofrio e l’antica parrocchiale di San Michele Arcangelo, largamente rimaneggiata, che conserva due pregevoli tele del XVI secolo, una delle quali firmata da Gabriele da Feltre.

Il toponimo, citato nel <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=LAZ&parola=CATALOGUSBARONUM'>Catalogus Baronum</a> (1150-1168), è un composto di “campo” e della voce laziale “melo”, che sta per ‘meleto’, forse accostata successivamente alla parola “miele” –anticamente, infatti, sul luogo si produceva miele in abbondanza–. Le prime notizie certe sull’abitato si hanno a partire dalla seconda metà del secolo XI, quando esso viene citato nel testamento del duca Littefredo, signore di Fondi, di cui seguì lungamente le vicissitudini. Vi si rifugiò, nella notte fra il 5 e il 6 agosto del 1534, la bellissima Giulia Gonzaga, vedova di Vespasiano <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=LAZ&parola=COLONNA'>Colonna</a>, per sfuggire al corsaro Kaireddin Barbarossa, che voleva rapirla per donarla al suo sultano, Solimano II il Magnifico. Nel XVII secolo il feudo fu venduto al principe di Stigliano; nel 1689, alla morte dell’ultimo discendente della casata, don Nicola <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=LAZ&parola=CARAFA'>Carafa</a> Guzman di Stigliano, che non lasciò eredi, fu incamerato dal fisco. Nel patrimonio storico-architettonico spiccano la cerchia delle mura medievali (secoli XII-XIV), con le sue numerose torri, i resti dell’antico monastero cassinate di Sant’Onofrio e l’antica parrocchiale di San Michele Arcangelo, largamente rimaneggiata, che conserva due pregevoli tele del XVI secolo, una delle quali firmata da Gabriele da Feltre.

Economia

La comunità mantiene un solido legame con la tradizione e conduce una vita assai tranquilla. Il settore primario costituisce un’importante fonte di reddito e occupazione per i campomelani: accanto a frumento e mais, principali produzioni agricole, sono diffusi anche l’allevamento di ovini e la silvicoltura. Tali attività economiche, tuttavia, non sono in grado di assorbire e dare sostentamento all’intera popolazione attiva, costretta a cercare lavoro altrove dal momento che sul posto non si trovano industrie. Il panorama delle strutture e dei servizi pubblici e privati si presenta piuttosto carente: il comune è completamente sprovvisto dei servizi più qualificati, compresi quelli bancari, e può usufruire soltanto degli ordinari uffici municipali e postali, di scuole materne ed elementari e di una biblioteca comunale; l’assistenza sanitaria è garantita dalla centrale operativa di continuità assistenziale di Latina, dalla farmacia e dal Centro unico prenotazioni; le strutture ricettive sono poco sviluppate ma tutto sommato appaiono in grado di soddisfare le necessità di visitatori e villeggianti.

La comunità mantiene un solido legame con la tradizione e conduce una vita assai tranquilla. Il settore primario costituisce un’importante fonte di reddito e occupazione per i campomelani: accanto a frumento e mais, principali produzioni agricole, sono diffusi anche l’allevamento di ovini e la silvicoltura. Tali attività economiche, tuttavia, non sono in grado di assorbire e dare sostentamento all’intera popolazione attiva, costretta a cercare lavoro altrove dal momento che sul posto non si trovano industrie. Il panorama delle strutture e dei servizi pubblici e privati si presenta piuttosto carente: il comune è completamente sprovvisto dei servizi più qualificati, compresi quelli bancari, e può usufruire soltanto degli ordinari uffici municipali e postali, di scuole materne ed elementari e di una biblioteca comunale; l’assistenza sanitaria è garantita dalla centrale operativa di continuità assistenziale di Latina, dalla farmacia e dal Centro unico prenotazioni; le strutture ricettive sono poco sviluppate ma tutto sommato appaiono in grado di soddisfare le necessità di visitatori e villeggianti.

Relazioni

Nel periodo estivo è meta di escursionisti e amanti della montagna e della natura, ai quali offre la possibilità di belle ascensioni al monte Faggeto, da cui lo sguardo è libero di spaziare fino al mar Tirreno e alle cui pendici è sita una sorgente di acque oligominerali assai apprezzate. Tra le manifestazioni tradizionali spiccano: la sagra della cicerchia e la serata gastronomica dedicata alla zuppa di “laina” (pasta fatta a mano) e fagioli, che si svolgono in agosto; il pellegrinaggio al santuario della Madonna della Civita, nel comune di Itri (20 maggio), che ricorda la felice conclusione dell’antica rivalità tra Campodimele e Itri per il possesso del dipinto della Madonna –il pellegrinaggio si conclude con l’”Abbraccio degli anziani”–. La festa del Patrono Sant’Onofrio si celebra il 12 giugno; la sera, rievocando un’antica tradizione, si preparano e si distribuiscono le “ciammotte”, lumache aromatizzate con menta e altre erbe della zona.

Nel periodo estivo è meta di escursionisti e amanti della montagna e della natura, ai quali offre la possibilità di belle ascensioni al monte Faggeto, da cui lo sguardo è libero di spaziare fino al mar Tirreno e alle cui pendici è sita una sorgente di acque oligominerali assai apprezzate. Tra le manifestazioni tradizionali spiccano: la sagra della cicerchia e la serata gastronomica dedicata alla zuppa di “laina” (pasta fatta a mano) e fagioli, che si svolgono in agosto; il pellegrinaggio al santuario della Madonna della Civita, nel comune di Itri (20 maggio), che ricorda la felice conclusione dell’antica rivalità tra Campodimele e Itri per il possesso del dipinto della Madonna –il pellegrinaggio si conclude con l’”Abbraccio degli anziani”–. La festa del Patrono Sant’Onofrio si celebra il 12 giugno; la sera, rievocando un’antica tradizione, si preparano e si distribuiscono le “ciammotte”, lumache aromatizzate con menta e altre erbe della zona.

Località

Monte Crispi-Capo Rosso-Dorele, Taverna

Monte Crispi-Capo Rosso-Dorele, Taverna

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Campodimele rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.