Descrizione

Comune di montagna, di origine antica, che alle tradizionali attività rurali ha affiancato una modesta presenza industriale. I pulferesi, con un indice di vecchiaia eccezionalmente elevato, risiedono in diverse località, delle quali, oltre al capoluogo comunale, le più popolose sono: Biacis, Brischis, Erbezzo, Loch-Specognis, Marseu, Medves, Montefosca, Tarcetta, Tuomas, Calla, Cicigolis, Lasiz e Stupizza. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.641 metri di quota. L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, mostra segni di espansione edilizia; situato in una zona di interferenza linguistica friulano-italiano-slovena, ha un andamento plano-altimetrico vario. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, si raffigura un castello d’argento, munito di tre torri, poggiato su una montagna verde, che si origina dalla punta dello scudo, e accompagnato, nei cantoni del capo, dalle lettere maiuscole T e R, dorate.

Comune di montagna, di origine antica, che alle tradizionali attività rurali ha affiancato una modesta presenza industriale. I pulferesi, con un indice di vecchiaia eccezionalmente elevato, risiedono in diverse località, delle quali, oltre al capoluogo comunale, le più popolose sono: Biacis, Brischis, Erbezzo, Loch-Specognis, Marseu, Medves, Montefosca, Tarcetta, Tuomas, Calla, Cicigolis, Lasiz e Stupizza. Il territorio ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.641 metri di quota. L’abitato, immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, mostra segni di espansione edilizia; situato in una zona di interferenza linguistica friulano-italiano-slovena, ha un andamento plano-altimetrico vario. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, si raffigura un castello d’argento, munito di tre torri, poggiato su una montagna verde, che si origina dalla punta dello scudo, e accompagnato, nei cantoni del capo, dalle lettere maiuscole T e R, dorate.

Storia

Abitata fin da tempi preistorici, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nel territorio, è stata da sempre un importante luogo di passaggio: l’omonimo valico divenne la porta nord-orientale del Friuli, attraverso cui passarono varie spedizioni militari, a cominciare dai romani fino a giungere agli austriaci, nel 1917. Il toponimo ha un’origine oscura. Inserita nella zona chiamata Slavia veneta, per via della presenza di un gruppo etnico slavo, nella seconda metà del VII secolo fu teatro di uno scontro tra i longobardi, che avevano occupato il fondovalle del Natisone, e le comunità slovene, situate sulle montagne. Durante la dominazione patriarcale il valico perse la sua funzione militare e la strada che l’attraversava, fatta costruire, nel II secolo a.C., dal console romano Appio Claudio Pulcro, divenne una prestigiosa arteria per gli scambi commerciali tra la regione friulana e quella slava. La crescita economica, così registratasi in tutta l’area delle valli del Natisone e in particolare a Cividale del Friuli, si arrestò con la conquista dei veneziani, che chiusero il passo pulferese, volendo favorire i commerci gemonesi a danno dei cividalesi. Relegata ai margini dei grandi traffici, seguì le vicende delle località circostanti, coinvolte nelle continue guerre che portarono alla caduta della Serenissima e alla conquista napoleonica. Annessa al regno d’Italia nel 1866, visse momenti drammatici durante la prima guerra mondiale, specie dopo la disfatta di Caporetto. Tra le opere architettoniche più interessanti figurano: la chiesetta di San Giovanni d’Antro, edificata, nella seconda metà del XV secolo, all’imboccatura dell’omonima grotta, in cui si conserva un pregevole altare ligneo, e la chiesa di San Donato, con affreschi cinquecenteschi, a Lasiz.

Abitata fin da tempi preistorici, come testimoniano i reperti archeologici rinvenuti nel territorio, è stata da sempre un importante luogo di passaggio: l’omonimo valico divenne la porta nord-orientale del Friuli, attraverso cui passarono varie spedizioni militari, a cominciare dai romani fino a giungere agli austriaci, nel 1917. Il toponimo ha un’origine oscura. Inserita nella zona chiamata Slavia veneta, per via della presenza di un gruppo etnico slavo, nella seconda metà del VII secolo fu teatro di uno scontro tra i <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=FVG&parola=LONGOBARDI'>longobardi</a>, che avevano occupato il fondovalle del Natisone, e le comunità slovene, situate sulle montagne. Durante la dominazione patriarcale il valico perse la sua funzione militare e la strada che l’attraversava, fatta costruire, nel II secolo a.C., dal console romano Appio Claudio Pulcro, divenne una prestigiosa arteria per gli scambi commerciali tra la regione friulana e quella slava. La crescita economica, così registratasi in tutta l’area delle valli del Natisone e in particolare a Cividale del Friuli, si arrestò con la conquista dei veneziani, che chiusero il passo pulferese, volendo favorire i commerci gemonesi a danno dei cividalesi. Relegata ai margini dei grandi traffici, seguì le vicende delle località circostanti, coinvolte nelle continue guerre che portarono alla caduta della Serenissima e alla conquista napoleonica. Annessa al regno d’Italia nel 1866, visse momenti drammatici durante la prima guerra mondiale, specie dopo la disfatta di Caporetto. Tra le opere architettoniche più interessanti figurano: la chiesetta di San Giovanni d’Antro, edificata, nella seconda metà del XV secolo, all’imboccatura dell’omonima grotta, in cui si conserva un pregevole altare ligneo, e la chiesa di San Donato, con affreschi cinquecenteschi, a Lasiz.

Economia

È sede dei carabinieri e della guardia di finanza. L’economia locale, che non ha abbandonato l’agricoltura, si avvale, tra l’altro, della produzione di cereali, ortaggi, foraggi, uve e frutta; si allevano bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende operanti nei comparti edile e lattiero-caseario. Il terziario si compone della rete commerciale e dell’insieme dei servizi che annoverano attività di consulenza informatica. È possibile frequentare soltanto le scuole materne ed elementari. Le strutture ricettive offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno, mentre quelle sanitarie assicurano il solo servizio farmaceutico.

È sede dei carabinieri e della guardia di finanza. L’economia locale, che non ha abbandonato l’agricoltura, si avvale, tra l’altro, della produzione di cereali, ortaggi, foraggi, uve e frutta; si allevano bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da piccole aziende operanti nei comparti edile e lattiero-caseario. Il terziario si compone della rete commerciale e dell’insieme dei servizi che annoverano attività di consulenza informatica. È possibile frequentare soltanto le scuole materne ed elementari. Le strutture ricettive offrono possibilità sia di ristorazione che di soggiorno, mentre quelle sanitarie assicurano il solo servizio farmaceutico.

Relazioni

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi rilassanti soggiorni, godendo dell’aria salubre, della tranquillità del luogo e delle bellezze dell’ambiente naturale. Intrattiene rapporti non molto rilevanti con il circondario, cui gli abitanti si rivolgono anche per esigenze scolastiche e per usufruire dei servizi non disponibili sul posto. Non si segnalano manifestazioni legate a tradizioni folcloristiche, che potrebbero allietare la comunità e richiamare visitatori dai dintorni. La festa del Patrono, S. Floriano, si celebra il 4 maggio.

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi rilassanti soggiorni, godendo dell’aria salubre, della tranquillità del luogo e delle bellezze dell’ambiente naturale. Intrattiene rapporti non molto rilevanti con il circondario, cui gli abitanti si rivolgono anche per esigenze scolastiche e per usufruire dei servizi non disponibili sul posto. Non si segnalano manifestazioni legate a tradizioni folcloristiche, che potrebbero allietare la comunità e richiamare visitatori dai dintorni. La festa del Patrono, S. Floriano, si celebra il 4 maggio.

Località

Antro, Bardo, Biacis, Bizonta, Brischis, Calla, Cicigolis, Clavora-Ossiach, Coceanzi, Domenis, Dorbolì, Erbezzo, Flormi-Cedarmas, Goregnavas, Lasiz, Loch-Specognis, Marseu, Medves, Mersino, Montefosca, Paceida, Pozzera, Scubina, Spignon, Stupizza, Tarcetta, Tuomaz, Uodgnach, Zapatocco, Zeiaz

Antro, Bardo, Biacis, Bizonta, Brischis, Calla, Cicigolis, Clavora-Ossiach, Coceanzi, Domenis, Dorbolì, Erbezzo, Flormi-Cedarmas, Goregnavas, Lasiz, Loch-Specognis, Marseu, Medves, Mersino, Montefosca, Paceida, Pozzera, Scubina, Spignon, Stupizza, Tarcetta, Tuomaz, Uodgnach, Zapatocco, Zeiaz

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Pulfero rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.